Perché questo progetto
“Ruanda 20 anni dopo: Ritratti del Cambiamento” è un progetto cross-media ideato e prodotto da Hirya Lab. Si compone di un webdocumentario, un documentario TV, e una mostra fotografica interattiva e itinerante.
In occasione della 20a commemorazione del Genocidio dei Tutsi, il progetto ha come obiettivo quello di raccontare le difficoltà dei ruandesi a ricostruirsi una vita tra passato presente e futuro. Mira a spiegare come le sfide di ognuno sono anche quelle della comunità che lo circonda. Storie di riconciliazione, ma anche di conflitti interiori che si propagano e, talvolta, si rigenerano.
Per mezzo di decine di incontri con ruandesi delle campagne, Ruanda 20 anni dopo: Ritratti del Cambiamento spiega il confronto con un passato che pesa tuttora sulla vita quotidiana. La maggioranza della popolazione vive in grande precarietà e le principali risorse provengono da un’economia agricola di sussistenza.
I cambiamenti sociali intervenuti dal Genocidio ad oggi hanno profondamente influenzato la vita dei ruandesi delle campagne: la divisione della terra con i profughi rientrati nel Paese, il raggruppamento dei contadini in nuovi villaggio (umudugudu), la politica di riconciliazione e giustizia portata avanti dai tribunali tradizionali gacaca. In questo contesto i sopravvissuti del genocidio abitano a lato degli assassini delle loro famiglie, e ciascuno cerca di ricostruirsi una vita.
Il ritratto Polaroid come scambio umano
Nel Ruanda di oggi, è molto difficile parlare apertamente di certi temi. Riferirsi a ogni tipo di appartenenza etnica può dare problemi con le autorità, come pure criticare le politiche di sviluppo del governo. A questo si aggiunge una riservatezza ruandese che non facilita l’espressione pubblica delle proprie opinioni. È per questa ragione che questo progetto privilegia il ritratto individuale, al riparo dagli sguardi.
Un concetto fotografico ben preciso è stato utilizzato come tramite con i testimoni per facilitare degli scambi più vivi ed intimi e mettere in evidenza la persona e la sua storia, qualunque fosse la sua appartenenza etnica e sociale.
La foto “Polaroid” è una foto “unica” ed è stata possibile grazie a un apparecchio fotografico del 1937 (Speed Graphic + obiettivo Aero Ektar) con pellicole Fuji, che permette lo sviluppo immediato della foto. Due foto sono state prese di ciascun personaggio: la prima è stata offerta alla persona fotografata, e la seconda è stata integrata al progetto multimediale. La foto scattata da Arno Lafontaine, artista e fotografo, diventa il cuore dello scambio umano.
Attraverso la navigazione nel webdocumentario, la visione del film documentario in Festival e altre proiezioni, e la visita della mostra fotografica interattiva con gli scatti Polaroid in grande formato, speriamo che lo spettatore potrà immedesimarsi e comprendere meglio i sentimenti e le sfide dei ruandesi di oggi.
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